So, so slowly turn the wheel.
È vero, la ruota del tempo gira lentamente, ma inesorabilmente. Negli ultimi tempi ne ho percepito nettamente lo scorrere, e piccoli ma inequivocabili segnali mi giungono anche da ciò che amo ascoltare. Mi sono riconosciuto molto in ciò che ha scritto Luca Frazzi sul numero di febbraio dell’amato “Rumore”: in sintesi, scorrendo le varie classifiche stilate dalla redazione sui migliori album dello scorso anno, mi sono trovato (come lui) a conoscere pochissimi dei dischi (ma anche degli interpreti, siano essi gruppi o singoli) finiti nel best of della passata annata. Che lo stesso sentimento sia condiviso da un addetto ai lavori come Frazzi può essere una consolazione, sì, ma certamente marginale. Come l’autore, sono assai più portato ad acquistare la ristampa in vinile (o a cercarne una vecchia edizione) di un disco che già conosco che non a comprare una nuova opera. Con le dovute eccezioni, naturalmente, perché ognuno ha i suoi amori musicali da cui non prescinde. E dire che oggi abbiamo tutti i mezzi per poter ascoltare un album prima di acquistarlo. Ve lo dice uno che per molti anni ha azzardato l’acquisto di dischi in base a un singolo fortunato o a suggestioni. Molte volte è andata bene, ma è vero pure che qualche bel bidone lo abbia preso. Certo però che prima di ammettere con se stessi che la tal opera era una vera schifezza la si ascoltava più e più volte, “studiando” il libretto del cd, leggendo i testi delle canzoni, scorrendo i credits e i nomi dei musicisti ospiti.
Lo confesso, negli ultimi tempi non sono riuscito ad apprezzare i tanto celebrati Idles, e neppure i Fontaines DC, non mi hanno “preso”, come suole dirsi, e nemmeno mi sono “entrati”. Ma lo sappiamo, come quando si legge un libro, bisogna essere predisposti. Libri letti in particolari momenti della vita divengono grandi amori, pilastri fondamentali di autoformazione. Ma se vengono invece avvicinati in momenti sbagliati (che naturalmente non esistono, in assoluto) anche capolavori della letteratura possono venire accantonati con un “bah, niente di che” o un “non riesco a continuare”. Così succede anche per gli ascolti.
In un tempo in cui l’approfondimento, anche dell’ascolto, sembra essere un lusso, visto il tempo (sempre lì torniamo) e l’impegno che richiede, ho avuto la tentazione di un giudizio tranchant proprio sui gruppi appena citati, della serie “Mah, i Joy Division li ho già ascoltati e li conosco”.
Faccio mea culpa, si è trattato di ascolti superficiali, spesso in auto, che non fanno certo onore alla qualità (vero o presunta, ma comunque celebrata dalla stampa specializzata) di questi dischi. Ho pure l’aggravante di non cogliere la straordinarietà dell’opera dei Black Country, New Road, ma anche per loro vale il discorso fatto sopra. Si sa, però, che la musica è magia, e ha il potere di restituire vigore e forza a quell’entusiasmo che credevi smarrito, ma che invece era solo sopito, coperto sotto ceneri di un fuoco che, fortunatamente, è facile da ravvivare. E di solito la magia si manifesta quando meno te lo aspetti, senza alcun preavviso. È meravigliosa anche per questo. Succede così che qualche settimana fa mi capiti di imbattermi in un post dell’amico Cesare su Facebook. Un amico che è un grande conoscitore di musica, per lui non è solo una passione, ma pure un lavoro. Ebbene, in questo post consiglia l’ascolto di un disco. E utilizza, per descrivere l’album, un termine di paragone che, almeno sul sottoscritto, ha un effetto assicurato:
“Habemus già il disco dell’anno?! Forse no, ma questo è una potenza della natura, solare e oscuro allo stesso tempo, viscerale, sobriamente pop, con delle sferzate di blues psichedelico che a primo impatto rimandano a Grant Lee Buffalo”.
Che faccio, non mi fido? Fossi matto, conosco i gusti raffinati di Cesare e aspetto impaziente la pausa pranzo per ascoltare il disco, che si chiama Chimes At Midnight ed è il nuovo album dei Madrugada. Boh, mai sentiti, penso, sarà un nuovo gruppo spagnolo, o portoghese, chissà. Ebbene, niente di più sbagliato. Mai sentiti prima, confesso e ribadisco, ma il fatto anche Cesare dichiari candidamente la sua ignoranza mi rincuora un po’. (Solamente un altro amico, Mattia, mi sorprende -ma neanche tanto, a ben pensare, conoscendo la sua cultura, non solo musicale – pochi giorni dopo confidandomi di ascoltarli da tempo e di essere felice possessore di un loro disco).
Detto questo, scopro molto presto, grazie ai potenti mezzi, che si tratta invece del sesto disco di un gruppo norvegese, scioltosi in seguito alla morte del chitarrista Robert Burås nel 2008, anno di pubblicazione dell’omonimo Madrugada. Sembrava che l’avventura del gruppo fosse terminata, segnata da questa perdita drammatica, ma la reunion del 2019 per il ventennale di Industrial Silence, il loro album più famoso e celebrato, ha restituito nuova linfa alla band, che pochi giorni fa ha pubblicato il sesto capito della propria storia.
Chimes At Midnight doveva uscire lo scorso anno, ma evidentemente la pandemia ha fatto slittare la data. Fatto sta che il disco è una meraviglia. La voce di Sivert Høyem, che negli anni ha intrapreso una buona carriera solista, è al tempo stesso calda, suadente, evocativa. Provo a cercare qualche news online su quello che, dopo pochi ascolti, mi sembra un disco imperdibile e che mi avvolge totalmente. Ma ne trovo molto pochi, spulcio pure fra le pagine della suddetta rivista musicale di riferimento, senza successo. Manco una riga, né sul numero di gennaio, né in quelli di febbraio e marzo. Mi risulta incredibile, ma è così… Solamente Indie for Bunnies, sempre sul pezzo, sembra dare il giusto rilievo al disco, che infatti viene recensito e votato con un bel 8,5 (Madrugada – Chimes At Midnight | IndieForBunnies). Pare che in Italia, perlomeno, questi eleganti norvegesi abbiano un seguito di estimatori piuttosto esiguo, e ne trovo conferma nella recensione di un loro live (Madrugada – Live @ Orion (Ciampino, 03/05/2019) | IndieForBunnies), sempre a cura di Indie for Bunnies , tenutosi a Ciampino quasi tre anni fa.
Avete presente quegli innamoramenti repentini (ma tutt’altro che fugaci)? Ecco ciò che provo per questo gruppo. In particolare, del nuovo disco, nel mio cuore sono entrati Running From The Love Of Your Life e Empire Blues, ma tutti i brani che compongono l’album sono di assoluto livello. E se vi siete sorbiti questo pistolotto fino a qui senza essere destinatari di una vera e propria recensione non posso che ringraziarvi, e chiedere venia. Il consiglio però è assolutamente caloroso e sincero, ascoltate Chimes At Midnight, ne resterete affascinati!
P.s. Se poi vorrete procedere all’acquisto del disco in vinile, preparatevi! Il sottoscritto, recatosi al suo negozio di dischi di fiducia, dopo un iniziale entusiasmo per aver trovato esposto l’album fra gli LP in evidenza, ha subito una doccia fredda quando ha scorto l’etichetta con il prezzo, che si avvicina ai 50 euro. Fortunatamente in giacenza c’era pure il capolavoro dei Madrugada, Industrial Silence nell’ottima ristampa curata da Music On Vynil. Indovinate dove si trova ora?
Come ascoltarlo: Con il cuore aperto alla scoperta e un po’ di malinconia da sconfiggere
Pezzoni: Running From The Love Of Your Life, Empire Blues
Anno: 2022
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Francesco Nicolli