Veneto Contemporaneo @ Cinema Teatro Rex – Padova, 26 febbraio 2014

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Veneto Contemporaneo - PadovaNon sono per nulla campanilista, la regione in cui sono nato e cresciuto troppe volte regala momenti di cui non andare troppo fieri. Non appena si cita ad alta voce qualche ragione di orgoglio locale, si rischia di essere accusati di leghismo. Lungi da me, sia chiaro. Mi è sempre piaciuto considerarmi un veneto atipico, sforzandomi di far capire fuori dai confini regionali come la maggioranza di un insieme non rappresenti il tutto e sforzandomi di far capire come quei confini regionali che a noi italiani tanto piacciono, non abbiano alcun senso.

Serate come quella di mercoledì scorso però, mi fanno in qualche modo sentire fiero di un Veneto spesso poco considerato in quanto ad arte e cultura.

La locandina recita “Veneto Contemporaneo – 12 cantautori per una notte“. Sono in 12 quindi ad alternarsi sul palco del Cinema Teatro Rex di Padova, un vecchio cinema usato per qualche proiezione di qualità e spettacoli teatrali.

Hanno pensato a tutto Marco Iacampo e Simone Fogliata de La Mela Di Newton, hanno fatto 12 telefonate (o meglio, 11, immagino Iacampo non abbia dovuto chiamare se stesso) e hanno ricevuto 12 (11) sì. In effetti era difficile rinunciare ad una serata come questa. Sono tutti felici, protagonisti e pubblico, si respira l’atmosfera delle migliori serate in compagnia. Tutto è molto semplice: 3 pezzi a testa, in acustico, chitarra e voce o piano e voce, qualche parola, molti sorrisi e tanta volontà di far capire che spesso per trovare ottima musica non serve cercare troppo distante. Alcuni più conosciuti, altri meno, tutti comunque molto contenti di esserci.

Lubjan

Apre la serata la voce calda di Paolo Beraldo dei Public (un tempo dei Northpole) accompagnato da Guido Berton, personalmente tra i miei preferiti. Il veronese Zeno Baldi degli Ancher si dimostra un super talentuoso paroliere e chitarrista. La padovana Lubjan è tra le migliori, sembra emozionata ma non appena inizia a suonare ti domandi come hai fatto a non conoscerla prima. In alcune parti mi ricorda il modo di cantare del migliore Giovanni Lindo Ferretti, Parole assenti è un pezzo stupendo sulla figura del musicista: Non posso abbandonare l’incertezza dell’arte // nonostante non sappia che cosa posso sperare di concludere.

Ogni tanto dal backstage escono buoni profumi e artisti sorridenti con bicchieri di vino rosso in mano.

Tocca all’immenso Giulio Casale, che tra poco tornerà in tour con i suoi Estra. Casale è perfetto sul palco, voce profonda e teatrale nei gesti quanto basta. Dopo di lui il registro cambia completamente: Alberto Muffato, in arte Artemoltobuffa, esce dal dietro alle quinte un po’ impacciato, con capelli spettinati, camicia a quadri fuori dai pantaloni e chitarra piuttosto scordata. L’ironia compositiva dei suoi pezzi però coinvolge e fa divertire il pubblico, diventa una delle migliori scoperte della serata. Las Vegas nel Bosco da sola vale il prezzo del biglietto! Erica Boschiero, bella e dolce voce bellunese, canta anche un pezzo in dialetto sulle mitologiche anguane.

Ricky Bizzarro e Giulio CasaleSul palco sale anche Ricky Bizzarro dei Radiofiera, che probabilmente non farà parte della “nuova leva cantautorale veneta”, ma certo non sarebbe potuto mancare ad una serata così. Chiama con sé sul palco Giulio Casale, per cantare ancora dopo vent’anni un pezzo insieme, secondo me i due sono uno spettacolo: improvvisano, si guardano, si sorridono.

Ricky chiude la sua esibizione con Me ciamo fora, uno dei testi migliori che abbia sentito ultimamente.

La serata sta giungendo alla fine, ma il pubblico è incantato dal susseguirsi di talenti. Il padovano Alessandro Grazian, che consiglio assolutamente di sentire dal vivo, suona Estate, Armi e Indossai, tra i migliori pezzi dei suoi 3 album. Fabio De Min, voce dei bellunesi Non Voglio Che Clara, ha sicuramente grandi doti di paroliere, autore e produttore, il suo gruppo sta facendo molto bene ultimamente, sul palco di Veneto Contemporaneo però non mi entusiasma più di tanto.

Ora scatta un po’ di orgoglio bassanese (a proposito di campanilismo, vedi sopra): Filippo Fantinato, aka Limone, è una grande sorpresa! Originale, ironico, si presenta sul palco con il solito compagno/lettore di giornale e diverte tutti. Ha da poco pubblicato anche un nuovo video live, lo trovate qui. Irene Ghiotto, vicentina, ha talento da vendere in quanto a voce e pianoforte, ma forse le sue canzoni sono un po’ troppo amorevoli per i miei gusti.

Marco Iacampo

Chiude naturalmente Marco Iacampo, i cui pezzi mi piacciono molto, ma non ha nemmeno senso scrivere un giudizio su di lui. Il solo fatto di aver organizzato una serata così vale tutta la mia stima nei suoi confronti.

Bravo Iacampo, bravo Simone Fogliata, bravi tutti.

 

 

Quando: Mercoledì 26 febbraio

Dove: Cinema Teatro Rex – Padova. È un cinema d’altri tempi che forse poco si presta ad un concerto. Ma chi se ne frega, è la classica serata in cui dici “basta la compagnia, va bene qualunque posto”.

Le foto sono di Andrea Sartorati. Nella sua pagina Flickr trovate tutto l’album della serata.


Enrico Grando

Commenti

  1. innanzitutto grazie mille a enrico per il suo racconto. e – piccola parentesi narcisistica – per avere utilizzato e linkato i miei umili scatti della serata.
    ecco i miei due cents sulla serata.
    sono partito un po’ prevenuto e un po’ no. piccola premessa: io andrei a vedere ricky bizzarro anche se leggesse estratti del libretto di manutenzione del forno a microonde o proponesse i suoi radiofiera in versione dance.
    in rappresentanza della curva bizzarro mi sono quindi avvicinato alla serata con due timori: la deriva iper-regionalistica e la presenza in cartellone di eventuali lagnoni (siano cloni di degregori o cantantesse con influenze jazz, entrambi chiari prodromi di rottura di coglioni).
    e invece.
    dodici tra conferme e piacevoli scoperte. ne cito esplicitamente solo alcuni, ben sapendo di fare un torto agli esclusi.
    sorpresissima della serata limone, di cui in questi giorni sto divorando il cd.
    fuoriclasse casale e in fondo gli si perdona anche qualche ventuale accenno di “melatiro”. come dicevano maradona e platini, bruscolotti e bonini devono essere umili, non loro.
    adorabile artemoltobuffa: già il solo nome d’arte, derivante da un anagramma favoloso, è da applausi. esce dopo la star (casale, appunto) e io sento istintiva un’affinità elettiva che sfocerebbe – se non fossi terribilmente timido – in una standing ovation all’affermazione “io nell’insicurezza ci sguazzo”. il charlie brown dentro di me lo elegge a idolo.
    io confondo tutti questi gruppi indie, che piacciono a quei giovinastri con la barba folta e il cappellaccio di lana in testa. luci della centrale elettrica e non voglio che clara nella mia testa distratta erano una sola cosa. ora ho capito e li ricorderò bene. ho anche temuto che la magrezza del cantante lo facesse rimanere incastrato fra due assi del parquet del teatro.
    conoscevo già lubjian e erica boschiero e ovviamente in quei minuti le ho catalogate come potenziali donne della mia vita.
    “me ciamo fora” ha sbancato all’applausometro, ma qui sono di parte.
    gli altri, come dicevo, sono stati annotati nel taccuino dei nomi da seguire.
    e siete fortunati: io sono il classico fan completista, che compra qualsiasi cosa. avete trovato un pollo da spennare, ma vi meritate davvero tutti gli applausi e i complimenti.