Io non capisco, davvero. Sarà che sono legato a ‘sto cavolo di grunge, sarà che quando un gruppo diventa mainstream tendo a snobbarlo, sarà che le ragazze con cui esco hanno tutte i mostri sotto al letto, ma proprio non capisco questa passione smodata per i Baustelle.
Non mi sono mai andati a genio, anche se li ho trovati interessanti e qualche loro canzone mi è rimasta in mente per un po’. Certo, usare parole con accento tonico sull’ultimissima lettera per fare le rima/assonanza può suonare da filastrocca, ma ho sempre trovato geniale la loro Charlie fa surf // Quanta roba si fa // MDMA.
Ecco, qualche caso isolato a parte, non riesco proprio a farmeli piacere. Eppure secondo molti Francesco Bianconi è il nuovo Mogol (che anche qui, vogliamo mettere con i pezzi di Battisti scritti da Pasquale Panella?), Rachele Bastreghi la nuova Mina (mah) e Claudio Brasini il nuovo Mauro Repetto (ok, questo lo penso solo io).
In genere sono un grande fan delle citazioni in musica, ma quando su La musica sinfonica parte l’intro stile Rondò Veneziano, non riesco proprio a tenere addosso le cuffie! Dai, i Rondò Veneziano no, non meritano nessuna citazione, mai!
Eppure tutti sembrano amarli, Amanda Lear passa ogni giorno più o meno su tutte le radio e non fanno altro che fare sold out in giro. Mi è chiaro, l’idiota sono io a quanto pare.
Non ce n’è, sono convinto che i Baustelle siano sopravvalutati e pure stonati.
Ecco, l’ho detto e ora sto meglio.
Come ascoltarlo: Il come ha poca importanza, ascoltatelo giusto per avere qualcosa di cui parlare con le tipette radical chic che trovate a qualche happening super glamour.
Pezzoni: Betty, Basso e batteria. Ma va beh, avete capito la mia idea di questo disco.
Anno: 2017