Endkadenz Vol.1 – Verdena

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verdena - endkadenzRiviste e siti musicali di ogni tipo hanno scritto la loro su Endkadenz Vol.1, la prima parte del nuovo album dei Verdena. Dirty Little Review ha tempi di elaborazione sempre piuttosto lunghi, ma diciamo che ho voluto studiarmi per bene questo lavoro. Avevo una gran voglia di ascoltare il disco, i tre si sono dati parecchio da fare per creare quel senso di aspettativa che ci eccita sempre. Mi sono impegnato molto per non leggere nulla, purtroppo sono facilmente influenzabile e non volevo correre il rischio.

Amo il grunge più di ogni altro genere musicale, Nirvana, Pearl Jam e compagnia bella saranno insuperabili per me. Mi è sempre piaciuto pensare ai Verdena come gli unici portatori sani del genere nel Bel Paese, assieme agli Afterhours. Non ve ne importerà, ma voglio dirvelo: ho scoperto gli After proprio con i Verdena, nel 2002, grazie a una compilation della compianta rivista Tutto Musica. Era già tardi, me ne rendo conto, ma da quel momento in poi è stato amore.

Il loro primo album omonimo è un pezzo sacro della mia collezione, pezzi come Valvonauta, Ovunque e Viba hanno suoni pazzeschi. Poi, ammetto, li ho un po’ abbandonati, ascoltandoli con poca convinzione solo di tanto in tanto. La musica di Alberto, Luca e Roberta è cambiata parecchio negli anni, ma sono sempre riuscito a sentire in tutti i loro dischi quella chitarra distorta con overdrive altissimo che mi dà la costante certezza di ascoltare qualcosa che mi piace.

Endkadenz Vol.1 è un bel disco. Ecco, l’ho detto. È facile fare gli snob con i Verdena e cadere nella trappola della superiorità, ma questi tre ragazzi ci sanno davvero fare. Wow è stato un disco completamente diverso dalla loro discografia, sono riuscito ad apprezzarlo molto, ma avevo voglia di risentire i suoni dei primi anni. Con Endkadenz mi hanno accontentato posso ritenermi soddisfatto.

Non a caso, Derek è in assoluto il mio pezzo preferito nel disco: è lo sfogo, è la voglia di suonare ancora per vedere il pubblico pogare. La batteria di Luca è qualcosa di spettacolare. Sarò un cavolo di nostalgico, ma se durante un live dovessero fare Derek, Muori Delay, Valvonauta e Ovunque di seguito, beh, credo che proverei a scavalcare le transenne per salire sul palco.

verdenaFuzz, c’è fuzz ovunque in Endkadenz, uno dei miei effetti preferiti, quello che usava Jimi Hendrix tanto per capirci. La voce di Alberto è quasi sempre distorta, anche qui dal fuzz in grande quantità, è trattata come uno strumento qualsiasi. La distorsione è estremizzata su Alieni fra di noi, Inno del perdersi, Sci desertico e Un po’ esageri. Ecco, proprio quest’ultimo, il primo singolo con tanto di video diretto da Alex Infascelli, è quella canzone che all’inizio delude, l’ho ascoltato tra i primi e.. bah, il solito pezzo per le radio. Poi ho sentito come il bisogno di ascoltarlo ancora, e ancora. È proprio il classico pezzo per le radio, riuscitissimo però. Ce l’hanno fatta questi bastardi!

Spesso i Verdena mi fanno anche girare le palle, con quella loro timidezza e sufficienza nell’affrontare qualunque cosa. Sono superiori a tutte le critiche però, e negli anni si sono conquistati il diritto di suonare ciò che vogliono. Ecco che nascono allora pezzi come Sci desertico: ho fatto molta fatica ad apprezzarlo, la batteria elettronica non la digerisco facilmente di solito, ma ora è tra le mie canzoni preferite del disco. Maledetti Verdena, io vorrei tirarmela un po’ con loro, dire che sono diventati mainstream e robe varie, ma alla fine restano sempre un gradino sopra a qualunque altro gruppo italiano.

Poi va beh, potremmo parlare per ore del fascino e della pazzie della “Endkadenz” del compositore Kagel, o delle mani di Luca in copertina, ma la cosa che conta di più in questo lavoro è la musica. Enjoy.

 

Come ascoltarlo: Fermi, seduti sul divano, senza troppe distrazioni attorno.

Pezzoni: Derek, Sci desertico

Anno: 2015


Enrico Grando