Molte volte abbiamo pensato che degli anni ’10 (fa strano dirlo, eh!) rimarrà un ricordo musicale di merda, fatto di itpop e tastierine, trap e ragazzetti poser. Cinismo a parte, questo decennio ci ha dato un sacco di roba che, manco a dirlo, noi di Dirty Little Review speriamo resterà a lungo nella nostra memoria musicale.
È un gioco che hanno fatto in molti, divertente e difficilissimo al tempo stesso: i dischi — italiani e internazionali — che hanno segnato i nostri anni ’10.
MIGLIORI ALBUM ITALIANI
DIE – Iosonouncane (2015)
Ha portato campionatori, synth ed elettronica nel miglior cantautorato: Iosonouncane è il nuovo ossigeno di cui avevamo bisogno in questo maledetto decennio.
_Enrico
Essere imparziale mi risulta complesso, visto che condividiamo la stessa isola, ma a differenza mia Jacopo Incani è riuscito a raccontarne le atmosfere con uno splendido connubio di cantuatorato e psichedelia. Non è estate finché non iniziate a cantare Stormi a squarciagola in auto.
_Giovanni
Vol.2 – Poveri Cristi – Brunori Sas (2011)
Anno 2011, una settimana dopo Il Sorprendente Album d’Esordio de I Cani, che di fatto ha rivoluzionato l’indie italiano, il buon Brunori fa uscire il suo secondo album, glorificando il cantautorato “vecchio stile” pur riuscendo ad essere terribilmente moderno. Quattro/cinque pezzi di sto album me li porterò fino alla tomba: Amen.
_Mirco
Un album semplice, tutto “Italiano”. Brunori è riuscito a riprendere un filone cantautorale senza far la figura dell’autore fuori dal tempo. Bello!
_Jacopo
Un’ode ai perdenti, a quelli che non ce la fanno. Più indie di così! Pezzo epico: Fra Milioni di Stelle.
_Jessica
Venga Il Regno – Virginiana Miller (2013)
La più grande rock band italiana che probabilmente non conoscete a sufficienza. Criminalmente e incomprensibilmente sottovalutati dal (grande?) pubblico, i VM tirano fuori un album della madonna tra pop quasi radiofonico (Una Bella Giornata), storia recente italiana (Anni di Piombo) e un’ode alla città eterna (L’Eternità di Roma). Ah, e hanno anche vinto una targa Tenco per la miglior canzone (Lettera di San Paolo agli Operai). Posso quindi assicurarvi che non si tratta di campanilismo livornese, l’album è veramente meraviglioso nel caso non si fosse già capito.
_Andrea
Blind Sun New Century Christology – Stefano Pilia (2015)
Un album che mi ha smosso come un aratro, potente e profondo.
_Eleonora
Gioco Di Società – Offlaga Disco Pax (2012)
Nudo e crudo, mi è arrivato alle budella e ovunque si sposti, in gola o fino al cuore, mi rimane dentro.
_Olimpia
Disordine – Cosmo (2013)
Ebbene sì, Cosmo esiste da prima di L’Ultima Festa e il suo disco è una sperimentazione di suoni spettacolare.
_Nicola
Primitivi Del Futuro – Tre Allegri Ragazzi Morti (2010)
Perché è figo ed è il gruppo preferito di mia figlia (più cuore di così!)
_Samuele
La Fine Dei Vent’Anni – Motta (2016)
Un’ombra nera in un mare di luce pallida e senza sostanza, il tutto guidato da un immenso Riccardo Sinigallia, capace di dare splendore a tutto ciò che tocca. Suoni e testi memorabili, ricordo di un periodo importante della mia vita. La sua cupezza è stata l’angolo buio in cui sono stato libero di deprimermi, sfogarmi e perdermi, per poi ritrovare nuova luce e forza.
_Nicandro
Lunga Attesa – Marlene Kuntz (2016)
Quello che, ad oggi, è l’ultimo album di inediti del gruppo cuneese, è uno, a mio avviso, dei loro dischi migliori. Testi al solito altissimi e taglienti, musiche perfette. Matura e consapevole della propria qualità, nonché importanza a livello nazionale, Marlene è (ancora) la migliore.
_Francesco
MIGLIORI ALBUM INTERNAZIONALI
Everyday Robots – Damon Albarn (2014)
Qualunque cosa faccia, Damon Albarn è un fenomeno. Everyday Robots è probabilmente uno dei suoi migliori lavori di sempre, un disco che quando è uscito è stato in rotazione fissa nei miei ascolti per almeno un anno e mi piace pensare che siano questi siano i suoni che caratterizzeranno il decennio 10s.
_Enrico
Alt J – An Awesome Wave (2012)
Un album perfetto da ogni punto di vista. Lo puoi mettere in sottofondo, lo puoi cantare in macchina, lo puoi ascoltare con le orecchie del produttore wannabe: suona sempre pazzesco. In quest’ultimo caso preparatevi a continue domande del tipo “ma come gli è venuta in mente sta scelta?”, o “ma perché sta roba suona così bene?”.
Un album che riesce ad essere innovativo e confortevole allo stesso tempo.
_Mirco
Thinking In Textures – Chet Faker (2012)
Tre secondi di Thinking in Textures e i nervi si rilassano, le rughe si pianano, i pianeti si allineano: Chet Faker ha poteri che nemmeno la Nutella.
_Olimpia
Push The Sky Away – Nick Cave & The Bad Seeds (2013)
Un’artista che non ha bisogno di presentazioni, con un album che difficilmente verrà dimenticato.
_Nicola
Perché Push The Sky Away è la canzone più figa del decennio e non solo.
_Samuele
Range Of Light – S. Carey (2014)
Un album riappacificatore malinconico, e rassicurante, capace di scrostare strati di sedimentata tensione e di liberare tristezza.
_Eleonora
Lonerism – Tame Impala (2012)
Secondo disco dell’ensemble australiano, per darvi un’idea di come suona prendete un pizzico di Beatles, quanto basta di psichedelia, una spruzzata di ferragosto e qualche grammo di acido. E, se dopo aver assaggiato questo mix ancora non avete capito di cos…insomma, sto facendo un inutile giro di parole per dirvi di ascoltarlo se ancora non lo avete fatto. La qualità c’è, e si sente. E poi, beh, c’è Elephant. C’è bisogno di aggiungere altro?
_Andrea
Teen Dream – Beach House (2010)
È sempre complesso parlare di un qualcosa che ci piace. La delicatezza di Teen Dream mi ha accompagnato in svariate situazioni, riuscendo sempre ad esprimersi in modo differente alle mie orecchie. Non so come quale sia stata la vostra esperienza con questo disco che accarezza l’anima; di sicuro ha indelebilmente segnato il (mio) decennio.
_Giovanni
Reflektor – Arcade Fire (2013)
Gli Anni Dieci mi hanno regalato, a livello di musica internazionale, anche parecchie delusioni. Gli Arcade Fire non vi rientrano, che inanellano un discone dietro l’altro. Scelgo Reflektor, pur se come sonorità The Suburbs sarebbe più affine ai miei gusti. Ma con Reflektor la band canadese fa un ulteriore salto di qualità e, complice uno strepitoso concerto cui ho assistito al Castello Scaligero di Villafranca, resta il mio preferito del decennio.
_Francesco
Reflektor è un disco energico, per niente scontato. Mi è piaciuto perché pur suonando molto “Arcade Fire” non è ripetitivo. C’è anche dell’elettronica, ma non eccede e il disco è equilibrato. Ciliegina sulla torta, David Bowie, uno che anche andandosene nel decennio è riuscito a lasciare il segno.
_Jacopo
The Suburbs – Arcade Fire (2010)
Un album poliedrico e fluido, di pura sperimentazione musicale. The Suburbs è stato la colonna sonora che mi ha accompagnato ancestralmente attraverso albe, tramonti, autostrade e strade solitarie nel mezzo del nulla, alleggerendo la solitudine dei viaggi di lavoro.
_Nicandro
Masseduction – St. Vincent (2017)
Quando una donna con la chitarra elettrica incontra una donna con l’ukulele, quella con l’ukulele è una cantante indie morta. E poi, avete visto la copertina dell’album?
Pezzo epico: Los Ageless.
_Jessica
Abbiamo raccolto tutto (o quasi) in una fantastica playlist Spotify. In fondo, questi anni ’10 un po’ ci mancheranno.